martedì 22 luglio 2008

2007 L’ALTRA TURCHIA




Abbiamo scelto ancora una volta la Turchia, non la Turchia classica e turisticizzata d’Istanbul, la Cappadocia, Ankara….., ma la Turchia dell’est ovvero il Kurdistan, il Tigri e l’Eufrate, il monte Ararat, la terra d’Abramo……
Un viaggio di 40 giorni e 9200 km fatto in Maggio e Giugno 2007 quando il clima non è ancora completamente estivo, le giornate sono lunghe e le temperature facilmente sopportabili. Una curiosità: dato che la Turchia si estende nel senso dei paralleli il tramonto del sole nel periodo del nostro viaggio è alle 21 ed oltre sulla costa Egea e alle 20 ai piedi dell’Ararat il punto più ad est del nostro percorso.
Attraversata velocemente Istanbul sfruttando una bell’autostrada arriviamo a Safranbolu, nota per un bel gruppo di case ottomane molto ben conservate e meta di un importante flusso turistico interno, e da qui sulla costa del Mar Nero.
Il verde dei boschi, con la fioritura dei rododendri ed il blu del mare sono la cornice di questo bellissimo tratto di strada tortuosa e stretta fino a Sinop e poi bella, grande e bene asfaltata sino a Trebisonda.
Strada facendo è
d’obbligo una deviazione nell’entroterra ad Amasya,una delle più belle località della Turchia, costruita sulle rive del fiume Yesilirmak, una città dove è piacevole passeggiare sull’elegante lungofiume al di la del quale si affacciano una serie di pittoresche case ottomane in legno e muratura;di grande interesse sono i siti storici, in particolare le tombe rupestri dei sovrani del Ponto , le belle e antiche moschee e medresse (scuole coraniche) e i numerosi hamam risalenti a sei secoli fa ed ancora perfettamente funzionanti e regolarmente usati dalla popolazione locale.
A Trebisonda lasciamo il mare per salire sull’altopiano anatolico, da adesso in poi saremo sempre in quota tra i 1500 e i 2000 m con punte di 2500. Subito il Monastero greco-ortodosso di Sumela, dedicato alla Vergine Maria fondato in epoca bizantina ed ora abbandonato, aggrappato ad una ripida parete rocciosa che sovrasta un impetuoso torrente.
Sempre verso est passando per Erzurum, la valle del Tortum con la visita di alcune chiese georgiane e del castello di Oltu la cui origine risale al 1000 a.c. abbiamo raggiunto Ani le cui rovine, sparse su un altopiano affacciato su un canalone che segna il confine turco-armeno, parlano della grandezza di quella che fu la capitale dell’Armenia dal 916 ed in gran parte distrutta da un terremoto nel 1319.
I boschi montani hanno lasciato il posto a pascoli e steppa, mandrie di cavalli, mucche, capre….

Scendiamo lungo il confine armeno, villaggi con i tetti di terra si alternano a tendopoli di pastori nomadi sino a Dogubayazit da dove la sera, illuminato dal sole del tramonto, ci appare il monte Ararat in tutta la sua maestosità.

Dopo Dogubayazit si costeggia il confine Iraniano, numerosi i posti di blocco, i militari sono molto gentili e appena ci riconoscono come turisti ci fanno proseguire. E’ anche la strada più alta, c’è un passo a 2644 m. Scendiamo al lago di Van, (1720 m sul livello del mare) e ci concediamo due interi giorni di riposo in un campeggio, si fa per dire, davanti all’isola di Akdamar dove visitiamo la Chiesa della Santa Croce, una delle meraviglie dell’architettura religiosa armena costruita attorno all’anno 900 d.C..
Riposati affrontiamo la strada che porta a Dyarbakir, veramente brutta ha messo a dura prova il camper e l’autista, va detto però che fervono i lavori per ammodernarla.
Dyarbakir, la capitale del Kurdistan turco, racchiusa da una possente cinta muraria di basalto nero dalla quale si può vedere il fiume Tigri, è un mondo diverso! è bella? non è bella? bisogna vederla ed immergersi nella vita degli abitanti e dei loro usi e costumi.
A Siverek lasciamo la strada che ci riporta ad occidente per traghettare su un bra
ccio del grande lago artificiale (GAP) e salire al Parco Nazionale del Monte Nemrut. Intorno al 50 a.C. la cima del monte Nemrut fu trasformata da Antioco I re della Commagene in un enorme mausoleo ornato da colossali statue che lo raffiguravano insieme con gli dei. Molte delle statue sono state decapitate dai terremoti ed ora le teste giacciono ai piedi delle statue. Scesi dal Nemrut un percorso pianeggiante e ricco di coltivazioni di pistacchi ci conduce a Sanliurfa città dei profeti dove la leggenda vuole che Dio salvasse Abramo dalla condanna a morte inflittagli dal re Nimrod. Sanliurfa, a causa della sua vicinanza con la Siria, è sicuramente la città più mediorientale del nostro viaggio dove abbiamo visto nel meraviglioso bazar donne in chador e uomini che indossano i tradizionali ampi calzoni arabi.
A pochi Kilometri di distanza, praticamente sul confine siriano, abbiamo visitato Harran dove Abramo visse per alcuni anni nel 1900 a.C.
Dopo essere passati sul ponte che a Biracik attraversa l’Eufrate la strada lungo la costa Mediterranea ci riporta verso casa.





GALLERIA FOTO
da Silifke ai Dardanelli:

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