giovedì 30 luglio 2009

2009 SAMARCANDA

Slovenia, Ungheria, Ucraina, Russia, Kazakistan e Uzbekistan
13500 km 51 giorni

           

Premessa
Per questo viaggio abbiamo pensato, a torto, di servirci della organizzazione dell’agenzia San Pietroburgo.it. A torto perché il viaggio non presenta le difficoltà annunciate. Le condizioni delle strade ,alla data del nostro viaggio, sono buone con l’esclusione di un centinaio di km prima della frontiera Kazakistan/Uzbekistan e dell’intero percorso Uzbeko, non ci sono difficoltà di rifornimento, le stazioni di servizio in gran parte sono di livello europeo anche se la pratica di pagare in anticipo non permette di fare il pieno quando sarebbe necessario, una tanica da 20 lt può risolvere brillantemente il problema. C’è poi il ventilato spauracchio delle frontiere, ma con un po’ di pazienza e buona volontà ogni problema si appiana ne più ne meno di come accade in tutte le frontiere extraeuropee. Rimane il problema dell’assistenza che nessuna compagnia assicurativa offre (vedi Europ assistance, Filo diretto, etc) e tanto meno la San Pietroburgo.it e purtroppo siamo stati diretti testimoni di questa affermazione: il camper di un nostro amico si è guastato a causa di un rifornimento con gasolio sporco ed è stata un’odissea, ma questo è un altro racconto. A nostro parere la gestione della San Pietroburgo.it è stata pessima aggravata dal fatto che il nostro compagno di viaggio che, a suo dire, è stato incaricato dall’agenzia di guidare il gruppo lo ha fatto con arroganza e curando più i suoi interessi che quelli del gruppo.

Diario
E’ il 23 maggio quando partiamo e dopo aver gironzolato tra Italia, Slovenia ed Ungheria e il giorno 31 siamo a L’Viv (Leopoli) dove passiamo un paio di giorni tra visite della città e incontri con i nostri compagni di viaggio. L’Viv ha un centro storico con una bellissima architettura, dove è piacevole passeggiare tra chiese e palazzi signorili. La carovana è composta da 7 camper e 14 persone più una vettura della San Pietroburgo.it condotta dal giovane Sergey e con a bordo la nostra accompagnatrice Vika.
Il giorno 2 giugno in occasione della riunione di tutti i partecipanti con l’accompagnatrice ci viene chiesto di aderire al pagamento di 650 Euro/camper necessari per i rifornimenti che saranno gestiti per praticità dall’organizzazione.
L’idea è buona e forse anche pratica peccato che per il nostro camper sono stati spesi 445 Euro; va bene pagare il servizio, anche se questi costi sarebbero dovuti rientrare nella tariffa già pagata per il viaggio, ma 205 Euro assomigliano più a una ignobile esosità che a un servizio.
3 giugno: inizia il viaggio vero e proprio. La prima tappa vede come destinazione Kiev dove sostiamo al campeggio del Prolisok Tourist Complex, una bella sistemazione sulla strada di accesso alla città venendo da L’Viv.
Il giorno successivo a bordo di un minibus visitiamo la città toccando i siti più salienti accompagnati da una guida locale che parla perfettamente l’Italiano e la sera cena organizzata dall’agenzia in un caratteristico locale, all’interno del complesso turistico, ottima cena, simpatica orchestrina, insomma una bella serata.
I due giorni successivi sono di trasferimento il primo ci porta a Karkow che non vediamo essendo la nostra meta il parcheggio di un motel sulla tangenziale, il secondo giorno dopo aver traversato la frontiera Ucraina/Russia (5 ore e mezza) arriviamo a Rossos e sostiamo in un classico parcheggio a pagamento russo.
7 giugno: mattinata dedicata alla visita del Museo degli Alpini, realizzato e gestito dal prof. Morosov che con competenza e cortesia ci ha guidato nella visita risvegliando in noi la memoria dei tragici eventi della ritirata delle nostre truppe dalla zona del Don. Dopo pranzo abbiamo percorso 424 km sino alla cittadina di Morosovsk dove abbiamo pernottato. Una curiosità: abbiamo incontrato migliaia di corvi spesso appollaiati a lato della strada tanto che molti sono rimasti vittime delle auto di passaggio.
Lunedì 8 abbiamo attraversato il Don e abbiamo raggiunto Volgograd.
Volgograd è dominata da una enorme statua dedicata alla “Grande madre russa” circondata da un bel parco al confine del quale era la nostra zona di parcheggio, nel cortile del ristorante Blindazh, dove abbiamo cenato. Nel pomeriggio siamo saliti sino ai piedi dell’enorme statua e scendendo poi dal lato opposto al nostro parcheggio siamo andati a visitare il monumento ai caduti dove abbiamo assistito ad un toccante cambio della guardia. Un velocissimo tram ci ha portato al centro della città, terza della Russia per grandezza, completamente ricostruita dopo la seconda guerra mondiale tanto che la visita si è limitata ad una specie di museo all’aria aperta che raccoglie aerei e carri armati intorno all’unico edificio prebellico rimasto in piedi e ad una piacevole passeggiata sul Lungo Volga.
Sin qui siamo stati accompagnati da grandissimi campi coltivati per gran parte a cereali, da ora in poi il paesaggio cambia, lentamente abbandoniamo i campi coltivati che lasciano il posto alle steppe prima e al deserto poi.
9 giugno: uscire da Volgograd si è rivelata un’ impresa lunga e stressante, la città e veramente grande, ciò nonostante abbiamo sostato in un bel supermercato di stampo occidentale dove abbiamo fatto rifornimenti per i prossimi giorni quando, a detta dell’accompagnatrice, non ci sarà possibilità di approvvigionamenti di tipo europeo. Prendiamo la strada che corre a sinistra del Volga, è una strada secondaria ma si ha il vantaggio di un traffico scarso, un fondo buono e di non dover entrare ad Astrakan per raggiungere la frontiera Kazaka, la nostra meta.
Tra Astrakan e la frontiera attraversiamo una zona ricca di acqua in parte stagnate con accompagnamento di moscerini e zanzare. I moscerini sono un fatto stagionale, al nostro rientro non ne troveremo nessuno.
In serata siamo al confine: usciamo dalla Russia e ci fermiamo a dormire nella zona doganale Kazaka dopo il controllo passaporti.
Il clima si fa più caldo, ormai i 35°C sono la norma e andando avanti aumenteranno.
Il giorno successivo sveglia all’alba e completamento delle pratiche doganali, ben predisposte e svolte da Vika, tanto che non abbiamo dovuto fare alcuna fila e il controllo doganale si è limitato ad una fugace visita all’interno dei camper. Alle ore 8 siamo già in strada accompagnati per un po’ di chilometri da acquitrini e moscerini poi l’acqua lascia il posto alla steppa, pozzi di petrolio, mandrie di bovini e cavalli assistite da “butteri” che cavalcano moto Ural.
In prossimità di Aturay attraversiamo il fiume Ural che segna il confine geografico tra l’Europa e l’Asia.
Sfioriamo la città per raggiungere il nostro punto di sosta la cui insegna “Camping” si rivela un po’ ottimistica anche se con un po’ di inventiva riusciamo a portare l’acqua sino ai nostri mezzi. Niente corrente elettrica.
11 giugno: il caldo si fa sentire oggi raggiungeremo i 40,5°C.
La strada attraversa tratti desertici e laghetti salati asciutti, e stata asfaltata di recente e con traffico quasi inesistente se si eccettua un tratto di 25 km, nei pressi di Sanghiz, dove è ancora in costruzione e si deve transitare su una pista di terra. La zona tra Aturay e Beyneu è caratterizzata dalla presenza di petrolio pertanto si incontrano a tratti pozzi e raffinerie, la strada è spesso affiancata dalla linea ferroviaria sulla quale passano numerosi treni composti da innumerevoli carri cisterna. A Beyneu facciamo rifornimento e ci avviamo verso il confine Uzbeko: 86 km di strada sterrata percorsa in circa 3 ore prestando costante attenzione alle buche e ai sassi, alle 19,30 arriviamo, stanchi, al confine, ci mettiamo in fila davanti alla sbarra per passare domani mattina, cena e meritato riposo anche se il luogo non è dei migliori.
La mattina seguente, con il valido supporto di Vika che si è occupata di scrivere in cirillico tutti i moduli necessari, iniziamo le operazioni alla dogana kazaka (apertura ore 9,20 ). Ancora 4 ore e siamo passati anche alla frontiera Uzbeka con il “Benvenuti in Uzbekistan” pronunciato in perfetto Italiano da un giovane doganiere. I tempi sono lunghi solo per tanta burocrazia, i controlli ai camper sono praticamente nulli. La strada per un lungo tratto continua da essere sterrata, poi migliora, ma ci sono tratti da percorrere su pista e al nostro ritorno quella che era appena asfaltata è già rovinata per il gran caldo che scioglie l’asfalto. In serata sosta presso un locale sulla strada per la notte.
13 giugno: si prosegue con tratti asfaltati e tratti di sterrato. Alle ore 10 arrivo in un punto sosta dove i due camper che hanno un serbatoio più piccolo, un Ducato 3000 e un Iveco Daily fanno rifornimento da taniche di gasolio in possesso del gestore, sapremo più tardi che tale rifornimento è necessario per poter usufruire dell’acqua con la quale rifornire tutti i camper. Devo obbligatoriamente dire che i due camper potevano utilizzare le taniche di gasolio che ognuno di noi aveva al seguito, ma la San Pietroburgo .it, al fine di non pagare il rifornimento di acqua ha fatto fare questo rifornimento di gasolio che si è poi rivelato deleterio, voglio ancora precisare che al ritorno abbiamo fatto acqua nello stesso posto senza fare rifornimento di gasolio. Pochi km dopo il Ducato 3000 che aveva fatto gasolio si ferma con la spia dell’impianto di alimentazione accesa e non è stato più possibile rimetterlo in moto, nel pomeriggio chiediamo ad un camioncino di passaggio di trainarlo sino alla vicina città di Nukus. Tralascio i particolari della concitata serata e nottata trascorsa con meccanici locali, disponibilissimi ma incapaci di riparare un motore così moderno e sofisticato. Il pomeriggio successivo partiamo per Khiva lasciando i nostri amici a Nukus assistiti da Sergey che purtroppo parla solo il russo. La strada per Khiva attraversa l’Amu Dary su un pittoresco ponte di barche poco rassicurante. L’ Amu Dary è il principale fiume dell’Uzbekistan ampiamente sfruttato per l’irrigazione tanto che non alimenta più il lago Aral ormai ridotto all’ombra di quello che era una volta.
Il parcheggio di Khiva è nel cortile dell’hotel Asia, sotto le mura della città vecchia, con belle aiuole ed anche una piscina, siamo stati forniti di acqua e corrente elettrica.
15 giugno: visita della città di Khiva con un simpatico giovane in veste di guida che parla molto bene l’italiano. Khiva è una città interessantissima la città vecchia (Ichon-Qala) è completamente cinta da possenti mura ed essendo piccola si può visitare facendo una bella passeggiata tra medresse, moschee, minareti, bazar e mausolei uno più interessante dell’altro (la galleria fotografica è disponibile al termine di questo diario). Conclude la giornata una cena in un locale della città vecchia allietata da uno spettacolino di musica e danze locali. Anche se piccola Khiva meriterebbe una sosta più lunga. Oggi abbiamo saputo che non è possibile riparare il camper dei nostri amici in Uzbekistan e che dovremo trovare un mezzo idoneo per il trasporto alla più vicina officina Fiat, in Russia. La nostra accompagnatrice si incarica di trovare il camion adatto anche se non sarà facile.
Il giorno dopo andiamo verso Bukhara, la strada si snoda tra il possente Amu Dary e il Turkmenistan in una zona tutta coltivata, gran parte a riso, grazie all’irrigazione del fiume. Quando arriviamo a Gazojak, il posto di confine con il Turkmenistan, la strada svolta bruscamente attraversando il fiume su un ponte ferroviario e prosegue nel deserto sino a Bukhara dove sosteremo due giorni nel piazzale dell’hotel Semurg, anche qui forniti di energia elettrica e acqua.
17 giugno: visita di Bukhara, qui si prende coscienza di essere più vicini all’influenza cinese che non a quella europea, le automobili sono per il 90% piccole vetturette della Daewoo, le signore usano ombrellini variopinti per ripararsi dal sole e i giovani studenti, l’università è alle spalle dell’hotel, sono tutti vestiti con gonna o calzoni neri e camicia bianca. La giornata di visita comincia con il trasferimento verso il centro a bordo di un piccolo taxi Matiz e abbiamo così sperimentato la guida folle degli Uzbeki con tanto di lieve tamponamento.
Bukhara ha un centro storico tuttora abitato e i mercati sono frequentati dai cittadini; caratteristica la vasca circondata dai gelsi e i bazar coperti costruiti
con gallerie e cupole in modo che l’aria fresca vi circoli anche in giornate calde come quelle della nostra permanenza. Particolarmente interessante il minareto Kalon con l’adiacente moschea e la Medressa di Mir-i-Arab ancora oggi frequentata da studenti tanto che non si può andare oltre l’atrio e osservare da una grata gli studenti che conversano nel cortile ricco di piante. Anche questa visita l’abbiamo conclusa con una cena allestita nella cortile della Medressa Nadir Divanbegi con uno spettacolo folcloristico e una sfilata di moda, una cena simpatica ma chiaramente turistica anche se tra i commensali vi erano molti locali. Il giorno successivo abbiamo una giornata a nostra disposizione che passiamo in giro per la città bighellonando tra i vari bazar a cominciare da quello dei gioiellieri e al termine della giornata facciamo una visita al mercato della parte più moderna della città dove prevalgono frutta e verdura a prezzi che per noi sono irrisori.
19 giugno: verso Samarcanda. La strada è buona spesso a 4 corsie e ben asfaltata ci fermiamo a G’Uzor per pranzo, una città del tutto anonima se non fosse che è il punto più vicino del nostro viaggio all’Afganistan (solo 220 km). Nel pomeriggio sostiamo a Shakhrisabz, la città natale di Tamerlano dove visitiamo il Palazzo Ak-Saray (palazzo bianco) del quale ormai rimane solo una parte del grande portone d’ingresso, una moderna statua di Amir Timur (Tamerlano) e la Moschea di Kok-Gumbaz.
Adesso la strada sale a tornanti sino al passo Tahlagarocha di 1788 mt sul quale spicca l’insegna di Samarcanda dove abbiamo scattato numerose foto a ricordo del nostro viaggio. Sistemazione nel piazzale dell’Hotel Central Samarcanda, energia elettrica e rifornimento idrico.
La giornata di sabato 20 è dedicata alla visita della mitica Samarcanda a bordo di un confortevole pulmino, necessario perché al contrario di Bukhara e Khiva che si possono tranquillamente girare a piedi qui le distanze tra un sito e l’altro sono notevoli. Abbiamo visitato lo Shakhi Zinda ( tomba del re vivente), un viale sul quale si affacciano a destra e a sinistra le tombe dei membri della famiglia di Tamerlano, rivestite all’esterno e all’interno di splendide piastrelle di maiolica smaltate. Al termine del viale prima di entrare nel cimitero contemporaneo si trova la tomba di un cugino di Maometto che portò l’islam in queste regioni, appunto chiamata la tomba del re vivente. Questo sito è meta di pellegrinaggi perciò discretamente affollato ed è una delle cose che più ci ha colpito in questa città. Abbiamo poi visitato l’Osservatorio di Ulughbek, la gigantesca moschea di Bibi Khanym ed il Museo di Afrosiab. Un rapido spuntino presso i nostri camper sotto il sole cocente, siamo ormai arrivati ai 40°C, reso sopportabile dal condizionatore evaporativo Viesa, del quale non possiamo far altro che tessere gli elogi. Prosegue la nostra visita con il Mausoleo di Guri Amir, dove una lapide di giada scura indica la sepoltura di Tamerlano e quelle vicine di marmo bianco le sepolture di Ulughbek , dei maestri di Tamerlano e di due dei suoi figli. La semplicità delle sepolture si contrappone alla sontuosità della cupola rivestita di maioliche smaltate dove domina il colore dell’oro.
Al termine ci rechiamo al magnifico Registan, un trionfo di maioliche dove dominano i colori blu e oro. Il Registan è la piazza principale della Samarcanda medievale dove si affacciano i tre edifici più visitati della città: la Medressa di Ulughbek, la pìù antica e forse la più bella, di fronte a questa la Medressa Sher Dor, nota per i due felini rappresentati sul portale, e tra le due la Medressa Tillya Kori.
Una giornata a disposizione, successiva alla visita guidata, ci permette di visitare il grande bazar Slob nelle vicinanze della Moschea di Bibi Khanym, dove è possibile acquistare di tutto dalla frutta e verdura, ai dolciumi, agli articoli di abbigliamento e di ferramenta. Nelle vicinanze del nostro parcheggio abbiamo poi scoperti i locali Magazzini Gum, nulla a che fare con quelli più noti di Mosca, questo è uno squallido luogo dove alcuni venditori, per lo pìù di scarpe e vestiti espongono le loro mercanzie.
22 giugno, inizia il ritorno, la nostra meta è Bukhara e per raggiungerla utilizziamo la più rapida “strada reale” che ci avrebbe permesso di visitare il sito di Nurata facendo una piccola deviazione, ma problemi di viabilità segnalatici strada facendo ci hanno fatto annullare questa visita. Sosta per pranzo presso un caravanserraglio ed una cisterna d’acqua poco interessanti; raggiunta Bukhara abbiamo sostato presso lo stesso albergo dell’andata.
Il giorno successivo abbiamo guidato per 523 km sino a Nukus ripercorrendo in parte la strada fatta all’andata, brutta anche se asfaltata, piena di buche e in una giornata veramente calda. L’unica cosa positiva è stato il ricongiungimento con i nostri amici che erano già stati raggiunti e dall’autoarticolato che la nostra accompagnatrice Vika aveva trovato, non senza difficoltà, a Samarcanda e con l’autista del quale aveva fatto una serrata trattativa di tipo economico e logistico difatti il camion avrebbe seguito le nostra carovana per passare le dogane insieme e per dar modo ai nostri compagni di dormire la sera nel loro letto mentre per il percorso sarebbero stati ospiti del nostro camper.
I giorni successivi abbiamo fatto tappa a Beyneu e Zhambay in Kazakistan per raggiungere il giorno 27 Astrakan in Russia dove avremmo dovuto trovare una officina Fiat in grado di rianimare il camper guasto, ma ciò si è rivelato inesatto. Il Sig. Grigorich Firsov titolare dell’officina presso la quale ci siamo fermati, pur essendo dotato di computer per la ricerca del guasto sul Ducato, non ha potuto nulla ma ha telefonato a mezza Russia per vedere di risolvere il problema informandoci poi che le uniche possibilità sarebbero state presso un’officina esperta in motori di ultima generazione a Rostov oppure direttamente alla Fiat di Kiew in Ucraina. Un particolare ringraziamento al Sig. Grigorich che con squisita ospitalità si è occupato di noi nella serata di sabato e nella mattinata di domenica.
La sera stessa di domenica 28 siamo a Elista per la visita al Tempio Buddista che abbiamo effettuato la mattina successiva per poi proseguire alla volta del confine con l’Ucraina, passato con qualche difficoltà per il trasporto del camper sul camion uzbeko. Subito dopo la frontiera ci siamo separati dal resto del gruppo che proseguiva per Zaparoje. Noi, con Mery e Giancarlo abbiamo proseguito rapidamente per Kiew e l’officina Fiat presso la quale siamo arrivati la mattina del 2 luglio.
La società Italauto di Kiew, concessionaria del gruppo Fiat, al personale della quale và un ringraziamento, ha terminato i lavori il giorno 7 , il giorno 8 vi è stato bisogno di un’ulteriore intervento, con annesso carro soccorso poiché eravamo già sulla strada di ritorno. I giorni seguenti abbiamo attraversato l’Ucraina e poi con strade ed autostrade finalmente di tipo europeo abbiamo raggiunto la nostra abitazione il 12 luglio.


GALLERIA FOTOGRAFICA
UZBEKISTAN:

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